Come vincere la sfida della trasformazione del mercato del lavoro 4.0? Quali sono le competenze chiave?
La rapida trasformazione del mercato del lavoro in chiave 4.0, che prevede applicazioni dell’intelligenza artificiale e della robotica nel mondo del lavoro, sta impattando fortemente sul mondo del lavoro. Nello specifico, il 60% dei mestieri, secondo FMI è costituito da attività parzialmente automatizzabili (da qui ai prossimi 5 anni).
Il punto è che scuola e università non sono al passo con l’industria: fanno fatica ad adattarsi a questo processo ormai inarrestabile. Ormai è un dato oggettivo che gli istituti di istruzione secondaria propongano quasi esclusivamente curricula non aggiornati senza aprirsi a “partnership” durature e strutturate con il mondo economico-produttivo. La quota di “autonomia” nell’offerta didattica, che darebbe la possibilità agli organi di istruzione di essere al passo con i tempi (e magari oltre), è quindi spesso sotto e male utilizzata!
E così non sorprende che gli imprenditori evidenzino la difficoltà di reperire sul mercato del lavoro le competenze legate specialmente alle professioni più coinvolte dal 4.0. Parliamo di un mismatch che viene misurato addirittura in alcuni casi fino al 60 % fra la domanda e l'offerta di lavoro con competenze tecniche.
Una recente ricerca di Unioncamere presenta una mappatura dei 10 profili “introvabili” tra i ragazzi, aggiornata a febbraio 2020, che evidenzia, più di tante parole, la reale portata del problema: il 32,3% dei profili professionali delle assunzioni totali previste, sono considerati difficili da reperire.
Al primo posto, per difficoltà di reperimento, ci sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche: su 4.390 ingressi previsti, ben 1.380 sono appannaggio di under 29. Ebbene, su questi ultimi, qualcosa come 870 (ovvero il 63%) sono considerati “introvabili”. Le motivazioni sono essenzialmente due: in primis, la mancanza di competenze in linea con le richieste/necessità aziendali, a cui si affianca, in alcuni casi, l’assenza vera e propria di candidati.
Sopra il 50% di “tasso di irreperibilità” ci sono gli operai specializzati nei settori delle costruzioni e dell’industria tessile-moda; al 45% si collocano i periti nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche; tra il 43% e il 44%, gli informatici, le professioni turistiche, quelle legate a sanità, servizi sociali, istruzione. Sfiora il 40% la difficoltà di reperimento di giovani nell’industria alimentare.
Il mercato del lavoro attuale chiede ai giovani in ingresso di possedere conoscenze di base ma anche di aver già sviluppato competenze tecniche e soft skills. Per poter rispondere in pieno alle esigenze delle aziende quindi, un giovane che vuole entrare nel mondo del lavoro deve essere pronto a continuare la sua preparazione con percorsi specifici.
Secondo i report del World Economic Forum, tra le soft skills più richieste dal mercato del lavoro attuale e futuro spicca l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie emozioni e quelle degli altri, e il pensiero critico. Il mondo del lavoro del futuro, quindi, farà sempre più affidamento sui legami che sapremo intessere, frutto della nostra capacità di esprimere in maniera convincente ed assertiva le nostre opinioni.
Per questo motivo, una soft skill fondamentale sarà anche la capacità di fare rete, il networking. Sebbene sia difficile immaginare (e non del tutto auspicabile), per il nostro Paese, un vicino futuro nel quale il mondo del lavoro sia totalmente liquido e mutevole come quello della realtà statunitense, la capacità di poter sfruttare i nostri legami in ambito professionale diviene di fondamentale importanza. Esercitare la propria capacità di networking, infatti, non significa solo poter venire a conoscenza delle migliori opportunità di lavoro prima degli altri, ma anche acquisire una maggiore visione d’insieme dell’intero sistema lavoro grazie alla conoscenza diretta di diverse realtà simultaneamente.
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